Scilla (anticamente U Scigghju in Reggino) è una rinomata località turistica situata su un promontorio all’ingresso settentrionale dello stretto di Messina, il Promontorio Scillèo, che anticamente veniva infatti denominato Stretto di Scilla.
In mancanza di precedenti testimonianze attendibili circa le epoche più remote, si è propensi a far risalire la prima fortificazione di Scilla agli inizi del V secolo a.C., quando, durante la tirannide di Anassilao, la città di Reggio raggiunse una notevole importanza, che le permise di ostacolare per oltre due secoli l’ascesa di potenze rivali.
In tarda età magnogreca lo scoglio scillese è una fortezza, conosciuta come Oppidum Scyllaem, successivamente potenziata nelle sue strutture militari durante l’età romana, divenendo un funzionale ed efficiente sistema di difesa per i nuovi dominatori del Mediterraneo.
Alla fine del II° secolo a.C., durante le guerre condotte dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro, e in particolare durante la prima e la seconda guerra punica, i Cartaginesi che avevano stretto alleanza con i Brutti e circolavano liberamente lungo le coste reggine, furono fermati nella loro ascesa proprio grazie alla strenua resistenza opposta loro dalla fortificata città di Scilla, alleata di Roma. L’importanza della Scilla latina cominciò a decadere all’indomani della conquista romana delle terre siciliane quando, dopo Reggio e Siracusa, Messina assurse al ruolo di nuovo caposaldo per il controllo dello Stretto.
Dopo Ottaviano non sembra che la fortificazione scillese abbia conosciuto nuovi rimaneggiamenti, sebbene la cittadina continui a detenere l’importante ruolo di centro marittimo locale.
Lo stato di abbandono in cui sembra trovarsi la fortezza di Scilla in tarda età romana, presumibilmente, dipende dal localizzarsi la stessa al di fuori degli itinerari terrestri percorsi dai barbari, durante le loro invasioni nel sud della penisola.
Ai primi monaci basiliani gli storici attribuiscono la fondazione del Monastero e della chiesa di San Pancrazio, tra l’VIII e il IX secolo d.C., fortificati per volontà della stessa Bisanzio, che aveva affidato ai Padri il compito di difesa delle coste dello stretto.
Il terremoto, del 1783 rappresenta uno spartiacque nella storia di Scilla per la particolarità con la quale si abbatté sulla cittadina e anche perché rappresentò la fine di uno sviluppo economico che Scilla ebbe lungo tutto il settecento.
Il successivo terremoto del 1908 costò a Scilla ed anche a Messina migliaia di morti. Gli scillesi per sfuggire ai violenti movimenti tellurici dopo il crollo delle loro abitazioni si riversarono sulla spiaggia pensando di essere al sicuro ma un violento maremoto si abbatté sulla spiaggia travolgendoli e finendo così di decimare la popolazione. In tempi più recenti, parallelamente alla emigrazione verso il Nord Italia, tipica della zona, vi fu un certo fermento culturale.
Scilla è composta da Quartieri:
San Giorgio
Il centro storico di Scilla è denominato “San Giorgio,” e si sviluppa intorno alla Piazza San Rocco, nella quale hanno sede, fra l’altro, la chiesa di San Rocco, patrono di Scilla, e il palazzo comunale.
La Piazza San Rocco è costituita da un ampio terrazzamento costruito su un costone di roccia, e si affaccia a strapiombo sul panorama dello Stretto di Messina.
Il centro storico comprende l’antico abitato di Bastia contraddistinto dalle casette basse affacciate sui caratteristici vicoli e presentano alcuni elementi architettonici dello stile locale originario, fra i quali il caratteristico arco ribassato e la tipica finestrella di forma circolare.
Chianalea
Chianalea (a Chjanalèa) ossia Piana delle Galee, nome di un’antica imbarcazione e sinonimo arcaico di pescespada, è una area costiera situata sul versante settentrionale della scogliera che ospita il Castello che la divide da Marina Grande. Chianalea offre solo pochi metri di spiaggia essendo quasi tutta la sua costa costituita da scogli e rocce che rendono pericoloso e difficile entrare in acqua. Tutta Chianalea è percorsa da un’antica strada che la collega da un lato con il porto e dall’altro con la SS18.
Elemento caratteristico è il grande numero di case costruite quasi tutte a ridosso del mare, che le hanno valso il soprannome di “piccola Venezia del Sud”. Si colloca infine a metà tra Marina Grande e Chianalea il già menzionato porto che ospita barche da pesca e, durante il periodo estivo, piccole e medie imbarcazioni da diporto.
Chianalea è inserito nella lista de I borghi più belli d’Italia ed è stato segnalato dalla CNN come uno dei 20 paesi più belli d’Italia.
Marina Grande
Si tratta della zona della spiaggia, delimitata, a sud e a nord, da due imponenti costoni di roccia. Un’altra attrattiva di Marina Grande è la chiesa cinquecentesca dello Spirito Santo, dove si trova il dipinto di Francesco Celebrano La discesa dello Spirito Santo (1779)
Jeracari
Si tratta dell’espansione più recente del centro abitato, è costituita prevalentemente da cooperative, inoltre vi si trova il Campo sportivo comunale. Il quartiere è separato dal centro storico da una piccola zona disabitata e dal cimitero. Zona un tempo ricca di vigneti, in tempi recenti vi sono stati costruiti molti condomini.
Sono inoltre frazioni del comune di Scilla separate dai quattro quartieri del capoluogo:
Favazzina, situata sulla costa tirrenica, a pochissimi chilometri a nord del capoluogo comunale, è una piccola e suggestiva stazione balneare.
Melia, in cui sono fiorenti l’agricoltura e l’allevamento, è situata a circa 800 m d’altezza. in una posizione ideale per la vicinanza al mare di Scilla (circa 15 minuti in auto), ed agli stabilimenti montani di Gambarie.
Solano Superiore, situata alle pendici dell’Aspromonte, è molto apprezzata per la mitezza del clima durante il periodo estivo. È contigua a Solano Inferiore, frazione del comune di Bagnara Calabra. Apprezzata per la coltivazione delle patate e per l’allevamento dei maiali e delle capre.
Il mito di Scilla e Cariddi
Il mito di Scilla e Cariddi è una storia piena di passione, amori non corrisposti, crudeli vendette e un drammatico epilogo che vede dei e mortali avvicendarsi nello specchio d’acqua che separa Reggio da Messina.
È la storia di Scilla, ninfa marina dalla bellezza sconvolgente, che, riposandosi e trascorrendo le sue giornate sugli scogli di Zancle, l’odierna Messina, incontra Glauco, un pescatore trasformato in una divinità marina per aver mangiato l’erba che ridava vita ai suoi pesci e poi istruito all’arte della profezia da Oceano e Teti.
La visione di questo essere, metà uomo e metà pesce, terrorizza la ninfa al punto da farla scappare via. Glauco prova inutilmente a trattenerla urlandole il suo amore e narrandole la sua drammatica storia, scolpita e tramandata a noi oggi da Ovidio nelle Metamorfosi.
Disperato, Glauco si rivolge alla maga Circe, dea figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli uomini, nel tentativo di ricondurre a sé l’amata Scilla.
Ma la Maga, accecata dalla gelosia, prova subito ad allontanare Scilla dal dio marino sfoderando anche le armi della seduzione nei suoi confronti. Rifiutata da Glauco, Circe riversa la sua furia vendicativa su Scilla trasformandola in un orrendo mostro munito di sei teste di cane latranti, terrore di navigatori e marinai. Da quel momento, secondo la leggenda, Scilla si rifugia in preda alla disperazione e alla rabbia in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello e che esiste ancora oggi, in prossimità di alcuni scogli a pochi chilometri da Cariddi che abita la sponda Sicula.
Cariddi, secondo la leggenda, era una devastante creatura marina creata da Zeus capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare per tre volte al giorno causando mortali vortici, che spesso inghiottivano le imbarcazioni.
Esseri condannati a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro, entrambi presenza inesorabile nel cuore del Mediterraneo